https://mettitiinmovimento.com/2017/11/18/scienza-della-cannabis-cosmologia-etimologia-simbolismo/
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Dal 28 dicembre, la Dogana Italiana sul confine svizzero, blocca tutte le importazioni di cannabis light. |
A rischio tutta la filiera che commercializza prodotto svizzero, senza regolare documentazione di sdoganamento si rischia il contrabbando. |
Cannabinoidi efficaci come i trattamenti farmaceutici per gli attacchi di emicrania
Efficacia dei cannabinoidi contro l’emicrania: uno studio italiano presentato al Congresso 2017 dell’Accademia Europea di Neurologia
Amsterdam, RAI Convention Centre, al III Congresso dell’Accademia Europea di Neurologia hanno fatto sensazione e destato curiosità i risultati di una ricerca della Fondazione Sicuteri – Nicolodi di Firenze: l’efficacia dei cannabinoidi contro l’emicrania sia come profilassi che nel trattamento acuto delle emicranie e di quelle “a grappolo”.

Amsterdam, RAI Convention Centre
A guidare il team di ricercatori che ha portato a queste evidenze, la dottoressa Maria Nicolodi Sicuteri, presidente della Fondazione. La notizia è stata da poco ripresa da diverse testate estere come il The Daily Mail-MailOnline o da Hemp Science News, solo per citarne un paio.
Di cosa si tratta?
“Siamo stati in grado di dimostrare che i cannabinoidi sono un’alternativa ai trattamenti consolidati nella prevenzione delle emicranie – ha detto la dottoressa Nicolodi – Detto questo, sono solo adatti per l’uso nel trattamento acuto delle emicranie di cluster nei pazienti con una storia di emicrania sin dall’infanzia“.
Il primo compito dei ricercatori è stato quello di trovare la giusta combinazione di cannabinoidi e il dosaggio migliore per avere la migliore risposta terapeutica. Così sono stati scelti 48 volontari con emicrania cronica
Due le combinazioni prescelte da somministrare a queste persone in una dose orale iniziale di 100 mg: una conteneva il 19 per cento di THC (tetraidrocannabinolo); l’altra non aveva THC se non trascurabili tracce, mentre aveva un contenuto di CBD (cannabidiolo) pari al 9 per cento.
Primo evidenza: se le dosi rimanevano entro i 100 mg, non era riscontrabile alcun effetto sulle emicranie.
Passando a 200 mg, sempre per via orale, il dolore acuto è sceso del 55 per cento.
Bisognava fare un confronto con un altro preparato, l’amitriptilina, antidepressivo triciclico comunemente usato per trattare l’emicrania: è stato deciso di somministrarne una dose giornaliera di 25 mg.
Il panel scelto è stato di 79 pazienti che potevano avere questo trattamento o 200 mg della combinazione THC-CBD.
Il tutto per un periodo d’osservazione degli effetti durato tre mesi.
Come riportato anche da PharmaStar, “48 pazienti con cefalea a grappolo hanno ricevuto anche 200 mg di THC-CBD o una dose giornaliera di 480 mg del calcio antagonista verapamil. Per il dolore acuto, ulteriori 200 mg TCH-CBD sono stati somministrati per entrambi i tipi di cefalea, a grappolo e non”.
Bilancio: la combinazione THC-CBD ha fatto registrare appena migliore sulla diminuzione del numero di attacchi rispetto all’amitriptilina (-40,4 per cento contro -40,1) però i cannabinoidi hanno ridotto del 43,5 per cento l’intensità del dolore tra i pazienti con emicrania, identico risultato sul gruppo di volontari con emicrania a grappolo ma fra coloro che la avevano sin dall’infanzia.
Inoltre la dottoressa Nicolodi ha fatto notare che, rispetto ad altri trattamenti, quello con THC-CBD può anche portare a pochi dolori allo stomaco, ridurre il dolore nei muscoli e ridurre i sintomi della colite (infiammazione del colon).
La ricerca italiana convalida altri risultati ottenuti in precedenza da altri ricercatori nel mondo, basta prendere a esempio lo studio risalente al 2016 (Effects of Medical Marijuana on Migraine Headache Frequency in an Adult Population) dei ricercatori Danielle Rhyne Fixen, Sarah L. Anderson, Laura Marie Borgelt (University of Colorado Denver-Anschutz Medical Campus) e Margaret Gedde che appurarono una diminuzione della frequenza di cefalea emicranica da 10,4 a 4,6 mal di testa al mese.
Nel preambolo di quella ricerca Usa si legge che “gli effetti potenziali dei cannabinoidi sulla serotonina nel sistema nervoso centrale indicano che la marijuana medica può essere un’alternativa terapeutica”. Su un panel di 122 pazienti, effetti positivi su 48 (39,7%), con gli effetti più comuni nella prevenzione dell’emicrania, una ridotta frequenza di episodi (24 pazienti pari al 19,8%) e di emicrania abortita (14 pazienti pari all’11,6%).
Nello studio statunitense si precisa che per la somministrazione di marijuana medica sono state scelte le forme per inalazione per il trattamento acuto di emicrania e per abortire un attacco. Quello che le ricercatrici Usa si prefiggevano come successivo capitolo di studio era la correlazione e gli effetti dei diversi ceppi della Cannabis, la prova di diverse formulazioni dei preparati da somministrare e sulle “dosi di marijuana medica per comprenderne meglio gli effetti sul trattamento e sulla profilassi della cefalea emicranica”.
Su questi aspetti la ricerca italiana della dottoressa Maria Nicolodi è andata molto avanti.
Montreal durante l’ICRS 2017, nuovi risultati sulle terapie a base CBD per cancro, epilessia, Alzheimer, ipertensione e altri disturbi
Oltre 400 scienziati da 25 nazioni si sono riuniti facendo il punto sui nuovi traguardi della ricerca medica. Il tutto a venuto a Montreal durante l’ICRS 2017, nuovi risultati sulle terapie a base CBD, nuovi risultati sulle terapie a base CBD.
È stato il 27° simposio annuale della International Cannabinoid Research Society, raccontato anche da Project Cbd, dove nuove evidenze sperimentali e cliniche hanno avuto il CBD cannabidiolo, componente fondamentale della canapa, al centro di nuovi traguardi terapeutici per cancro, epilessia, Alzheimer, ipertensione citando le patologie principali.

Saoirse Elizabeth O’Sullivan, professore associato all’Università di Nottingham
Gli effetti cardiovascolari del cannabidiolo hanno riguardato la relazione di Saoirse Elizabeth O’Sullivan, professore associato all’Università di Nottingham nel Regno Unito, studiosa insignita del Young Investigator Award: “Il CBD provoca sia la vasodilatazione acuta che temporanea nel ratto e nelle arterie umane e può migliorare la risposta della funzione endoteliale (ndR: funzione semipermeabile dell’endotelio, tessuto che ricopre internamente i vasi sanguigni) e la risposta vasodilatatrice in un ratto con diabete di tipo 2”.
Le cellule endoteliali interne ai vasi sanguigni rispondono a varie funzioni, fanno da barriera controllando il passaggio o meno di liquidi verso il flusso sanguigno, regolano la coagulazione, la fibrinolisi, funzione anti emorragica e aggregazione delle piastrine, controllano l’adesione e l’infiltrazione dei leucociti, il comportamento della cellule muscolari lisce della tonaca media che riveste una struttura vascolare oltre che provvedere alla modulazione del tono vasale importante nell’ipertensione o nell’aterosclerosi. Questo per indicare le funzioni più importanti.
“Inoltre, una singola dose di CBD ha contribuito a diminuire “la pressione sanguigna in sé e la risposta della stessa pressione sanguigna allo stress – ha proseguito O’Sullivan – Altri studi indicano che il CBD limita i danni cerebrali nei modelli animali con ictus. Complessivamente, questi dati suggeriscono che questa sostanza è un composto di interesse per il sistema cardiovascolare e per i disturbi cardiovascolari, risultati che devono essere testati in gruppi di pazienti con simili patologie”.
La dottoressa Paula B. Dall’Stella, neuro oncologa dell’Hospital Sírio Libanês a San Paolo del Brasile, ha documentato gli effetti antitumorali del CBD in due pazienti con Glioblastoma Multiforme (cancro tipico del cervello) che erano resistenti ad altre terapie.

Paula B. Dall’Stella, neuro oncologa dell’Hospital Sírio Libanês a San Paolo del Brasile
Una strada già intrapresa dal professore Massimo Nabissi (leggi l’articolo di Canapa Oggi su questo punto), ricercatore del gruppo di Patologia ed Immunologia della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute e la realtà nel suo laboratorio all’Università di Camerino: il suo lavoro di concerto con il Dipartimento di Ematologia degli Ospedali Riuniti di Ancona vede il profilarsi della sperimentazione diretta su pazienti colpiti da mieloma multiplo grazie a un’azienda biotech Israeliana di ricerca clinica la One World Cannabis Pharmaceutical.
Prima e dopo le scansioni con risonanza magnetica, come sottolineato dalla Dall’Stella, i due colpiti dalla forma tumorale al cervello hanno mostrato “una remissione notevole non osservata comunemente nei pazienti trattati solo con le terapie convenzionali. Una riduzione della malattia che potrebbe influenzare la loro sopravvivenza”.

Fabricio A. Pamplona dell’Entourage Phytolab
Molte le relazioni sull’efficacia del CBD contro le forme di epilessia resistenti:
- il dottor Fabricio A. Pamplona, direttore scientifico dell’Entourage Phytolab a San Paolo, in Brasile con i risultati di maggiore efficacia e con meno effetti collaterali, soprattutto epatici, di un intero complesso CBD-estratto di olio vegetale, rispetto a un unico componente molecolare di CBD purificato;
- dall’Istituto Technion di Haifa i ricercatori israeliani hanno fatto mostrato l’evidenza di come “non tutti gli estratti di CBD abbiano la stessa abilità anticonvulsivante” e che “il contenuto terpenoide (ndR: Terpeni –leggi articolo sulla canapa– componenti principali di resine e oli essenziali delle piante) negli estratti di cannabis è importante per l’effetto anticonvulsivo. Solo il giusto profilo e le giuste combinazioni fra CBD e terpeni daranno le soluzioni migliori sugli estratti di canapa per il trattamento dell’epilessia”;
Su Alzheimer, Parkinson e schizofrenia, gli scienziati dell’Università di Louisville – School of Medicine nel Kentucky, hanno identificato due nuovi bersagli molecolari del CBD, i recettori cerebrali designati come GPR3 e GPR6: alcuni potenziali effetti terapeutici del cannabidiolo sulle malattie citate, possono essere mediati da detti recettori.

Tim Karl della Western Sydney University School of Medicine
In particolare sull’Alzheimer, il professore Tim Karl, della Western Sydney University School of Medicine in Australia, ha elaborato una potenziale terapia contro questa malattia degenerativa del cervello: “Il cannabidiolo fitocannabinoide possiede proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e neuroprotettive e previene la neuroinfiammazione indotta dal beta-amiloide e la ipo iperfosforilazione in vitro. Il cannabidiolo inverte anche i deficit cognitivi dei modelli beta-amiloidi farmacologici. Pertanto, il CBD può offrire un valore terapeutico per la malattia di Alzheimer”.
Tanto per far comprendere meglio, il beta-amiloide è il maggior costituente delle placche amiloidi o senili, formazioni extracellulari con una parte centrale in cui si accumula proteina amiloide, e una parte periferica fatta da depositi di detriti neuronali: queste placche sono una delle caratteristiche microscopiche primarie dell’Alzheimer.
Comparison of Cannabinoid Concentrations in Plasma, Oral Fluid and Urine in Occasional Cannabis Smokers After Smoking Cannabis Cigarette
Abstract
Purpose. A randomized cross-over, double blind placebo controlled study of smoked cannabis was carried out on occasional cannabis smokers. The objective of this research was to describe the pharmacokinetic parameters of THC and its metabolites in plasma, oral fluid and urine, from samples obtained simultaneously to provide estimations of THC and metabolites concentrations after smoking a cannabis cigarette. Methods. Blood, oral fluid and urine samples were collected until up to 72 h after smoking the cannabis cigarette (4% of delta-9-tetrathydrocannabinol (THC)). THC, 11-OH-THC and THC-COOH were analyzed by gas-chromatography-mass spectrometry. Pharmacokinetic parameters were estimated from these data. Results. Eighteen male healthy adults participated in the study. In total, 560 plasma, 288 oral fluid and 448 urine samples were quantified for cannabinoids. Plasma, oral fluid and urine pharmacokinetic parameters were calculated. A wide range of median THC Cmax (1.6-160.0 µg/L and 55.4-123120.0 µg/L in plasma and oral fluid, respectively), 11-OH-THC Cmax (0-11.1 µg/L in plasma) and THC-COOH Cmax (1.0-56.3 µg/L in plasma) was observed. When expressed as a percentage of the total available THC dose, and corrected for molar equivalents, mean percentage of total THC dose excreted was 1.9 +/-2.5 % with range of 0.2-7.5%. This high inter-individual variability was also observed on other calculated pharmacokinetic parameters. Conclusion. Prediction of plasma THC concentration from THC oral fluid concentration or from THC-COOH urinary concentrations is not feasible due to the large variations observed. The results from this study support the assumption that a positive oral fluid THC result or a positive urine fluid result are indicative of a recent cannabis exposure.
This article is open to POST-PUBLICATION REVIEW. Registered readers (see “For Readers”) may comment by clicking on ABSTRACT on the issue’s contents page.
J Pharm Pharm Sci, 19 (3): 411-422, 2016
Full Text:
Canapa per disinquinare terreni Sulcis
Al via progetto e ricerca terreni per la sperimentazione
Al via nel Sulcis il progetto sperimentale per l’utilizzo in chiave anti inquinamento della canapa sativa (utile) a basso contenuto di Thc, sotto lo 0,6%, quindi non assimilabile a quella indica, proibita per legge perchè ritenuta droga leggera. L’agenzia regionale Agris dovrà studiare il comportamento della pianta per capire come e con quali modalità riesca ad estrarre dal terreno elementi altamente inquinanti attraverso la fitodepurazione dei metalli pesanti presenti: piombo, cadmio e zinco.
Non solo. Dovrà anche valutare la possibilità di usare le coltivazioni per offrire nuove opportunità di sviluppo: dal mondo dalla canapa sativa vengono infatti prodotti oli, biocarburanti, fibre, materiali per l’edilizia, il tessile e l’artigianato. Il progetto è stato rilanciato dagli esponenti di Sel e Rossomori insieme al direttore di Agris, Roberto Zurru, e al responsabile scientifico della sperimentazione Gianluca Carboni.
Agris, che si avvale della collaborazione degli esperti dell’Università di Sassari e di Sardegna Ricerche, lavorerà su 10 terreni, sia in siti inquinati che puliti, con un’estensione tra 2.500 e 5.000 mq da utilizzare per tre anni: a disposizione ci sono 1.500 euro ad ettaro, all’interno dei 150 mila euro ad anno per tre anni previsti dalla finanziaria 2015 che ha gettato le basi per la sperimentazione. Lunedì 13 la presentazione ufficiale del progetto a Carbonia, a distanza di un anno dalla prima manifestazione di interesse.
Secondo Luca Pizzut (Sel), si tratta di “un progetto molto importante per dare opportunità di sviluppo avviando un nuovo tipo di industria integrata esportabile in altri territori critici come Porto Torres e Ottana”. “La norma – spiega il collega di partito Daniele Cocco – non nasce per fare delle esperienze solo nel Sulcis ma è possibile integrarla con la norma sulla terra ai giovani per avere prospettive più lusinghiere”. “Il mondo sta andando verso la legalizzazione della canapa – sottolinea l’esponente dei Rossomori Paolo Zedda – e la Sardegna potrebbe essere capofila di un progetto per la legalizzazione”.
Canapa, il boom italiano e gli utilizzi che non ti aspetti
Curativa per umani e animali, alimentare, per la bioedilizia o il tessile, ma anche per cosmesi e relax
[3 febbraio 2017]
Uno studio realizzato da Coldiretti in occasione dell’entrata in vigore dal 14 gennaio 2017 della legge “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”, resa necessaria per superare le diffidenze del passato e sostenere il boom in atto in Italia, evidenzia che: «Dai tessuti alla pasta, dalla birra ai cosmetici, dalla carta ai saponi, dai biscotti al pane ma anche detersivi, vernici o addirittura mattoni per la bioedilizia, in Italia è scoppiata la “canapamania” che ha favorito negli ultimi tre anni un aumento del 200% dei terreni coltivati a livello nazionale che oggi raggiungono quasi i tremila ettari».
Secondo Coldiretti, «La ricerca della naturalità nell’abbigliamento, nell’alimentazione ed in generale l’affermarsi di stili di vita piu’ ecologici ha favorito la diffusione della canapa che è particolarmente versatile negli impieghi ma anche in grado dal punto di vista colturale è a basso impatto ambientale, contribuisce alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità.
Dalla canapa – sottolinea la Coldiretti – si ottengono eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia che, oltre a garantire un’alta capacità isolante, sia dal caldo che dal freddo, assorbono anche CO2 ma c’è pure il pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una combustione pulita. Numerosi gli impieghi in campo alimentare, dai biscotti e dai taralli fino al pane di canapa, dalla farina di canapa all’olio, le cui proprietà benefiche sono state riconosciute dal Ministero della Salute, dall’Oms e da numerose ricerche. Il seme di canapa e gli alimenti derivati contengono, infatti, proteine che comprendono tutti gli aminoacidi essenziali, in proporzione ottimale e in forma facilmente digeribile. Dalla canapa si ricavano inoltre tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra».
Il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, sottolinea che «Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori”, ha affermato nel sottolineare che “proprio da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica ed occupazionale del paese».
In realtà, per l’Italia si tratta di uno ritorno per una coltivazione che era diffusissima fino agli anni ’40, quando il nostro Paese, con quasi 100mila ettari a canapa, era il secondo maggior produttore al mondo dopo l’Unione Sovietica. «Il declino – dicono a Coldiretti – è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta. ll Governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui – prosegue la Coldiretti – la canapa sarebbe dovuta sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore mentre nel 1975 esce la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti, e negli anni successivi gli ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono. Oggi la consapevolezza dell’esigenza di creare un quadro legislativo di minore rigidità che possa valorizzare le caratteristiche distintive della canapa italiana ha portato finalmente alla creazione di un quadro legislativo che può valorizzare le caratteristiche distintive della canapa in Italia dove si sta verificando una rapida diffusione della coltivazione dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli V.G. Sicilia e Sardegna».
Il novo “sdoganamento” della canapa avrà la sua consacrazione dal 17 al 19 febbraio 2017 al Pala Cavicchi di Roma, dove torna Canapa Mundi – Fiera Internazionale della Canapa, con lo slogan “La Fiera che non ti aspetti”. Una manifestazione che punta a «fornire una visione completa, esaustiva e spesso inaspettata sulle proprietà e i possibili utilizzi di questa pianta, andando oltre stereotipi e preconcetti».
Gli organizzatori sottolineano che «Tra gli aspetti che suscitano più interesse e polemiche indubbiamente c’è la possibilità di utilizzare la canapa e i suoi derivati per finalità terapeutiche. Con il decreto del 9 novembre 2015, è stato autorizzata per la prima volta la coltivazione, produzione e distribuzione in Italia di
medicinali di origine vegetale a base di cannabis. Dopo due anni di fase sperimentale, si è giunti ora alla reale distribuzione dei farmaci con sigla FM2, ovvero farmaceutico militare con due principi cannabinoidi: THC e CBD. Questa tipologia di farmaci è risultata efficace per il trattamento di numerosi sintomi e patologie, quali dolore (neuropatico, oncologico), spasticità da Sclerosi Multipla, nausea e vomito in chemioterapia, sindrome di Tourette, sindrome di Dravet e glaucoma resistente. La cannabis terapeutica è stata ora approvata dall’Unione Europea anche per uso veterinario, e da aprile 2017 verranno messi in vendita i primi prodotti per il trattamento di disturbi comportamentali, tra cui l’ansia e le fobie di rumore, il dolore cronico, l’artrite e il diabete».
Per approfondire il tema, Canapa Mundi ospiterà la mostra fotografica ” I volti della canapa “, dal progetto di Maria Novella De Luca che, con foto-ritratti e immagini della vita quotidiana, presenta chi sono i malati che vogliono utilizzare la cannabis, perché e quali sono i problemi legati a disinformazione e burocrazia da affrontare.
Finalmente è arrivata la nuova legge sulla canapa industriale
Olio di Semi Di Canapa
Olio di Semi Di Canapa
Cos’è l’olio di semi di canapa?
Con una circolare del Ministero della Salute del 22 maggio 2009 è stato approvato l’uso dell’ olio di semi di canapa anche a scopi alimentari, poiché ne sono stati riconosciuti proprietà e benefici.
L’olio di semi di canapa si presenta con un colore che varia dalla verde chiaro al verde intenso, odore molto delicato e gusto con un leggero sentore di nocciola.
Riconosciuto come una delle poche fonti vegetali di acido alfa linolenico.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non ha effetti psicotropici (il livello del principio attivo stupefacente è molto basso). Fino ad oggi non sono stati verificati effetti collaterali derivanti dall’assunzione di olio di canapa, ma al contrario, si sono osservati effetti benefici sulla salute, sia per i bambini che per gli adulti, tanto da essere ormai raccomandato nella prevenzione e nel trattamento di alcune malattie.
Cosa contiene l’olio di semi di canapa?
L’olio di canapa viene ricavato dalla spremitura a freddo dai semi di Cannabis sativa.
La sua particolare composizione è la base dei suoi benefici, infatti contiene Acidi grassi saturi per 10% e Acidi grassi essenziali polinsaturi (Omega 6 ed Omega 3) per il 90%.
Il rapporto ottimale fra Omega 6 (acido linoleico) e Omega 3 (acido alfa linolenico), il primo 50-60% il secondo 15-20%, è la caratteristica che contraddistingue quest’olio dagli altri oli alimentari.
Olio di canapa è ricco anche di:
- amminoacidi: essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo
- vitamine (A, E, B1, B2, PP, C)
- Sali minerali (ferro, calcio, magnesio, potassio, fosforo)
- Fitosteroli e cannabinoidi
Come utilizzarlo in cucina?
L’olio di canapa va consumato a crudo (non cucinare e non usare per friggere), da 1 a 3 cucchiaini da tè al giorno, suddiviso durante l’arco dell’intera giornata.
Si consiglia di conservarlo lontano da fonti di calore, e in bottiglie di vetro scure, per evitare che la luce possa alterarne le qualità. Una volta aperta la confezione va conservato in frigorifero.
Proprietà benefiche
- Sistema cardiovascolare: aiuta a diminuire gli eccessivi livelli di “colesterolo cattivo” (LDL) e di trigliceridi nel sangue. Inoltre mantiene elastiche le pareti dei vasi sanguigni.
- Ossa: contenendo buone quantità di calcio, potassio e magnesio, preserva la salute delle ossa, utilizzato nella cura e nella prevenzione di osteoporosi, artrite, artrosi
- Pelle: per i trattamenti alla pelle deve essere applicato direttamente sulla zona da trattare. Ottimo per malattie della pelle come psoriasi, vitiligine, eczemi, micosi, irritazioni da allergie, dermatiti secche e per tutte le infiammazioni o irritazioni localizzate. Può inoltre migliorare le condizioni della pelle affetta da acne. Efficace anche per la cura dei funghi alle unghie (onicomicosi)
- Vie respiratorie: utilizzato nella cura di forme asmatiche e affezioni delle vie respiratorie
- Patologie a carico del tratto gastro-intestinale e del fegato: l’infezione cronica della vescica, la colite ulcerativa, il trattamento dell’intestino irritabile
- Sistema ormonale femminile: sindrome premestruale, menopausa, cisti ovariche, fibrosi mammarie
- Problemi neurologici e psichici: utilizzato per curare deficit della memoria, problemi di apprendimento, difficoltà di concentrazione, mancanza di attenzione, depressione post-parto, depressione cronica, disturbi del linguaggio e caratteriali, autismo, nevrosi. Grazie alle sue proprietà rinforza il sistema nervoso.
In questo articolo abbiamo visto cos’è l’olio di semi di canapa, come utilizzarlo in cucina e quali sono gli effetti benefici
Olio di CBD, attenzione ai costi nascosti
Farmagalenica ha già divulgato tempo fa, mediante questo articolo, la possibilità di acquistare LEGALMENTE olio di cannabis terapeutica (in particolare olio di CBD, cannabidiolo), attraverso alcune farmacie Italiane di Farmagalenica, che lo preparano nel Laboratorio Galenico utilizzano l’unica varietà legale di cannabis ad alto contenuto in CBD, il Bedrolite.
In particolare, con il Bedrolite (contenente < 1% THC e 9% CBD) possono essere preparati (a titolo di esempio):
- cartine per vaporizzazione o tisana
- capsule con cannabis micronizzata per tisana
- cannabis olive oil (in olio di oliva), soluzione oleosa
- estratti FECO (Full Extract Cannabis Oil) ad alta % di CBD
Su Internet è possibile acquistare estratti di cannabis a diverse percentuali di CBD (cannabidiolo), dal 10%, al 20%, 30%, 40%, eccetera.
Fatto il doveroso chiarimento che questi prodotti con solo CBD sono comunque illegali sul territorio italiano, essi sono usati (a volte prescritti!) per patologie nei bambini, anziani e anche animali (cannabis uso veterinario), dove il Medico calcola il contenuto di CBD (es. in base al peso corporeo del paziente) e somministra la dose.
Per fare un esempio: immaginiamo una paziente di nome Laura, affetta da epilessia, e che il Medico calcoli dover assumere 200mg di CBD (puro) 2 volte al giorno, cioè 400mg di CBD (puro) al giorno.
Il paziente acquista su Internet una resina composta da un tubo da 15 grammi al 30% di olio di CBD e cioè (come insegna la matematica) che contiene 300mg di CBD ogni 1000mg (1 g) di prodotto.
In questo caso, dunque, il paziente dovrà assumere circa 1,33 grammi al giorno e la terapia durerà (con i 15 grammi del tubo) circa 11 giorni.
ATTENZIONE: nell’analisi che segue NON verranno fatti nomi di marchi o riferimenti a specifici estratti a base di CBD. E’ lasciato all’intelligenza e capacità del lettore comprendere i concetti esposti.
Prima di procedere è necessario fare un chiarimento chimico: nella cannabis i cannabinoidi sono presenti in forma “acida” che, solitamente mediante riscaldamento (o altri passaggi), vengono convertiti in una forma detta decarbossilata o (impropriamente, ma semplicisticamente) “attiva”.
La forma acida del cannabidiolo è rappresentata dalla sigla CBDa.
La forma “attiva” del cannabidiolo è rappresentata dalla sigla CBD.
Riassumendo, il cannabidiolo è presente nella cannabis come CBDa che con la decarbossilazione viene convertito in CBD.
Per questo, quando si parla di CBD contenuto in questi estratti o prodotti, si intende sempre e solo la forma “attiva” (o meglio) decarbossilata e NON il CBDa.
L’immagine che segue serve a far capire l’importanza terapeutica potenziale che ha il CBD rispetto al CBDa.
Disclaimer: nella disamina che segue, i produttori di resine/oli non hanno alcuna colpa, dato che scrivono ovunque sulla confezione che non si tratta di farmaci, che non sono prodotti destinati alla cura di patologie e che si tratta di supplementi alimentari.
Un noto prodotto a base di resina o olio di CBD al 30%, si presenta come siringa da 15ml preriempita al costo di 500€ e, nella confezione esterna, riporta:
L’attenzione è da porre al testo traslucido scritto in piccolo:
- CBDa & CBD
- not heated / not decarboxylated (non scaldato / non decarbossilato).
Sulla confezione del prodotto a base di CBD al 30% è presente un’etichetta che chiarisce il contenuto in 0,5 grammi di resina: 150mg di MISCELA di CBDa + CBD.
Andando sul sito del produttore, si scopre che la composizione del 30% di CBD è composta da 20-26% CBDA e 4-8%CBD.
Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, il contenuto REALE di CBD, ossia la forma “attiva” e che solitamente interessa al Medico/Paziente è dell’8%, ossia 80mg di CBD “attivo” in 1 grammo.
Il paziente Laura dell’esempio dovrà quindi assumere non 1,33 grammi al giorno di prodotto per ottenere i 400mg di CBD, ma 5 (CINQUE) grammi e con il tubo da 15 grammi, la terapia per Laura durerebbe 3 giorni.
Detto in altre parole, se Laura assumesse 1,33 grammi al giorno e dicesse: “Sto assumendo 300mg di CBD al giorno”, direbbe una cosa sbagliata! Dovrebbe dire “Sto assumendo (nella migliore delle ipotesi) 104mg di CBD al giorno e 286mg di CBDA al giorno”.
In alcune farmacie di Farmagalenica, è possibile ottenere resine di CBD ottenute da Bedrolite al 40/45% di CBD… e SOLO CBD, non CBDa (se non in percentuali bassissime, massimo 5%), al costo medio di 150€ al grammo.
Cosa differenzia dunque una resina di CBD galenica preparato in una Farmacia partendo da cannabis flos Bedrolite rispetto ad una resina olio di CBD acquistato online?
Potrebbero esserci diverse risposte (una tabella comparativa è reperibile qui), ma quella da dare dopo questa analisi si potrebbe articolare così
- una resina realizzata in farmacia viene venduta (quasi)completamente decarbossilata, quindi con un titolo reale di CBD attivo (e non CBDa).
- su internet è possibile reperire estratti in cui si è convinti contengono solo CBD “attivo” e non CBDa (tralasciando il fatto che una analisi della FDA americana ha mostrano come spesso il quantitativo dichiarato NON corrisponde a quello reale)
- i Medici/pazienti si trovano, magari, ad usare dosaggi teorici correttamente calcolati, ma che non danno i risultati sperati dato che somministrano prodotti contenenti dosi inferiori
- il costo/terapia tra una resina realizzata in farmacia e una acquistata online, non è molto diverso (inoltre i farmaci galenici sono detraibili come medicinali), considerando che 400mg di CBD da Bedrolite costano 150€ e sono contenuti in 5 grammi di un “famoso” prodotto che costa 166€/grammo (500€ / 3).
Un’altra importantissima informazione nell’acquisto di olio di CBD è sapere la metodica utilizzata per determinare la concentrazione % di CBD.
Avendo chiaro che il CBDA NON è CBD, ci sono metodiche strumentali che forniscono dati utilizzati in maniera falsata:, mentre altre in maniera corretta
- gascromatografia: se in un campione è presente sia CBDA (es. 10%) che CBD (20%), l’analisi risulterà con 0% CBD e 30% CBD (ossia la somma).
- HPLC: se in un campione è presente sia CBDA (es. 10%) che CBD (20%), l’analisi risulterà corretta, ossia con 10% CBD e 20% CBD.
- TLC: v. sopra.
Accertatevi sempre del metodo utilizzato dalla Azienda per determinare la concentrazione!
Attenzione quindi ai costi nascosti: la certezza di quello che si sta assumendo è fondamentale, a maggior ragione quando i pazienti sono pediatrici o molto anziani.
A richiesta, una tabella comparativa sull’olio di CBD e i costi nascosi verrà presto pubblicata.